Nel 2022 il mondo sembra trovarsi universalmente d'accordo: il futuro deve essere più verde. Tutte le industrie di ogni paese hanno la responsabilità di fare la loro parte per un mondo migliore e maggiormente sostenibile. L’ondata di calore e la siccità verificatesi quest'estate in tutto il mondo non saranno le ultime. La comunità scientifica ha dichiarato che questi fenomeni potrebbero solo peggiorare negli anni a venire se non cerchiamo collettivamente di ridurne l'impatto; ci saranno condizioni meteorologiche più estreme che, in alcuni angoli della Terra, potrebbero anche essere letali. Inoltre, si è registrato un devastante aumento dell'estinzione di piante e animali. L'intero ecosistema svolge un ruolo fondamentale nel nostro ambiente. La flora e la fauna hanno bisogno l’una dell’altra per prosperare e sopravvivere: noi compresi.
Non è però tutto rose e fiori. Grandi menti innovative si stanno unendo per trovare soluzioni. Una di queste soluzioni è il rewilding, un termine che rientra nell'ambito dell'agricoltura rigenerativa. L'agricoltura rigenerativa è un processo agricolo che mira a migliorare la salute del suolo, la qualità del terreno e dell'acqua. Ma cos'è esattamente e come può aiutarci a salvare il nostro pianeta?
Il verbo 'rewild' significa 'riportare (un'area di terreno) al suo stato naturale non coltivato'. Questo avviene tipicamente su larga scala, con l'obiettivo di “far sì che la natura si prenda cura di se stessa”, ricreando forzatamente i processi naturali, con l'obiettivo finale di reintrodurre determinate specie nell'ecosistema. Il rewilding, quindi, non è tanto un processo preventivo, quanto piuttosto un processo di recupero e restauro.
Esistono tre tipi principali di rewilding: pleistocenico, passivo e di traslocazione. Ognuno di questi ha lo stesso obiettivo, ma comporta livelli diversi di intervento umano. Il rewilding passivo, come suggerisce il nome, richiede un intervento umano minimo o nullo, mentre il rewilding pleistocenico adotta un approccio attivo per reintrodurre i discendenti delle specie estinte nell'era del Pleistocene. Infine, il rewilding di traslocazione (o tropico) è il processo più attivo poiché prevede la reintroduzione di specie di epoche più recenti.
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Quando ci chiediamo in che misura dovremmo dare priorità al rewilding, il suo impatto ambientale dovrebbe essere al centro dell'attenzione. Il restauro ecologico fa certamente la sua parte nel contribuire a risolvere la crisi climatica: ad esempio, gli ecosistemi ripristinati come le foreste, le torbiere e le paludi salmastre offrono ampie possibilità di assorbire anidride carbonica rilasciando ossigeno nell'atmosfera.
Inoltre, questi ecosistemi sani forniscono terreni nutrienti, aria ed acqua pulite: il fogliame filtra l'aria che respiriamo mentre i fiumi diventano altrettanto incontaminati. Attualmente, solo il 14% dei fiumi del Regno Unito si trova in condizioni "ecologiche buone". Questa situazione è analoga a quella di altri corpi idrici in tutto il mondo e si tratta di una statistica che deve cambiare drasticamente; per questo, il rewilding costituisce una delle risposte principali. È importante notare che il rewilding arresta anche la perdita di biodiversità consentendo agli habitat di ristabilire e ricostituire il loro stato naturale, così come Madre Natura lo ha concepito.
Inoltre, nella lotta contro il riscaldamento globale, questo processo rigenerativo può svolgere un ruolo fondamentale nel mitigare gli eventi meteorologici estremi. Un terreno ricco di alberi e macchie rigogliose assorbe l'acqua e riduce la possibilità di alluvioni improvvise (che possono verificarsi dopo le temute ondate di calore!). In definitiva, il rewilding è un aspetto chiave dell’agricoltura rigenerativa, che è a sua volta uno degli elementi essenziali per combattere la crisi climatica.
Oltre ai benefici ambientali, ci sono molte altre ragioni per dare priorità al rewilding. Il restauro ecologico è un'ottima soluzione per sostenere le comunità locali; non solo crea opportunità di lavoro per gli abitanti del luogo (dalla bonifica dei fiumi alla gestione del bestiame e delle attività comunitarie), ma favorisce anche l'ecoturismo, riunendo persone che poi faranno uso di attività commerciali locali come bar, pub e negozi.
Inoltre, avete mai sentito parlare dei professionisti della salute che 'prescrivono' la natura? Questa pratica non clinica si è sviluppata in seguito alla crescente evidenza scientifica che il tempo trascorso in mezzo alla natura possa migliorare la salute fisica e mentale.
Concludendo, il futuro è verde e il rewilding è destinato a svolgere un ruolo significativo in questo viaggio. In vista del 2023, possiamo avviare il processo che porterà gli ecosistemi a prosperare di nuovo, lavorando insieme all'agricoltura e alla vita umana. Se volete saperne di più sul rewilding, oltre a visitare una di queste zone che si estendono in tutto il mondo (e fare volontariato!), potrete trovare fonti di informazione in libreria e online. Tra le letture più interessanti, consigliamo ‘Feral: Rewilding the Land, the Sea, and Human Life’ dell'attivista britannico George Monbiot. Dategli un'occhiata se non l'avete ancora fatto!
E ricordate: "Il momento migliore per piantare un albero è stato 20 anni fa. Il secondo momento migliore è adesso".