L’evoluzione tecnologica in agricoltura sta aprendo nuove strade verso la sostenibilità, e l’elettrificazione dei trattori e dei macchinari agricoli rappresenta senza dubbio una delle innovazioni più promettenti. Ma è davvero l’unica soluzione per un’agricoltura più efficiente e meno impattante? In realtà, esistono diverse alternative energetiche che meritano attenzione. Nell’articolo di oggi analizzeremo insieme alcuni casi operativi per capire in quali contesti l’elettrificazione si rivela vantaggiosa e quando, invece, può essere più conveniente considerare altre opzioni, come i biocarburanti o l’idrogeno.
Elettrificazione. Sembra essere la parola d’ordine per il futuro della meccanica agricola, al punto che chi non punta sull’elettrico rischia di sembrare fuori strada. Ma è davvero l’unica via possibile? La tecnologia e il mercato di oggi supportano l’idea che, a breve, dovremo abbandonare del tutto i motori tradizionali? E quali alternative hanno le imprese che vogliono lavorare con macchine a emissioni zero, o quasi?
Sono molte le perplessità rispetto all’elettrificazione in agromeccanica. Ad oggi, infatti, nelle macchine compatte la trazione elettrica è una delle alternative più concrete. Al contrario, l’elettrificazione integrale non si prospetta ancora come una strada oggettivamente percorribile su macchine da pieno campo o di grandi dimensioni, anche a fronte di un ipotetico aggiornamento delle batterie in termini di autonomia e tempi di ricarica. È così che emergono i dubbi riguardo l’acquisto di tecnologia industriale “green” elettrica da parte di agricoltori e contoterzisti, spesso legati anche a elevati sforzi economici.
Adesso cerchiamo di capire quali sono le applicazioni dei mezzi che lavorano in un contesto agricolo, che lavoro sono chiamati a svolgere e in che contesto devono lavorare. Sono molti i costruttori che, da anni, propongono macchine compatte (produttori di sollevatori telescopici) o attrezzature (portate o trainate) ad azionamento elettrico con un ottimo riscontro del mercato. Questo grazie a tre aspetti: in primis si tratta di tecnologie ormai collaudate; ci si trova in un contesto di graduale e progressiva introduzione di nuovi modelli; infine, guidando il cliente attraverso scelte consapevoli, soprattutto per quanto riguarda la riduzione dei costi.
Perché si dovrebbe passare all’elettrico in agromeccanica e in generale nel settore industriale? Innanzitutto, per ridurre le emissioni. Ma tale traguardo non può essere raggiunto esclusivamente con un approccio che preveda il solo impiego delle motorizzazioni elettriche. Infatti, migliori risultati si potrebbero ottenere con soluzioni tecnologiche differenziate, che prevedano anche l’evoluzione e l’aggiornamento delle tecnologie esistenti. Non sono pochi i costruttori agromeccanici che stanno utilizzando tecnologie differenziate, all’apparenza meno evolute, ma che nella realtà si rivelano ampiamente collaudate e alla portata delle aziende.
Il settore agro-industriale è stato il primo a percorrere una strada simile, ricorrendo ai telehandler, uno dei mezzi che meglio si prestano all’elettrificazione. La maggior parte dei costruttori ha infatti lanciato modelli compatti inediti (e non derivati dagli endotermici elettrificati) che sfruttano la tecnologia elettrica. In alcuni casi d’uso, il passaggio permette l’impiego delle semplici batterie al piombo perfette per le logiche di riciclo con un impatto ambientale molto basso. In altri, il pacchetto batterie, grazie a un sistema di aggancio e sgancio rapido, rende possibile la loro sostituzione in meno di cinque minuti, garantendo cicli operativi lunghi e senza problemi di ricarica. Si tratta di un approccio costruttivo che deriva da quello dei carrelli elevatori.
Se nei trattori compatti, in particolare quelli dedicati alla viticoltura, alla frutticoltura, alla manutenzione urbana o stradale del verde, la gestione della ricarica è oggi gestibile anche nei cantieri ordinari, sulle grandi macchine questo non è ancora possibile con l’attuale tecnologia.
Infatti, se pensiamo ad una capacità della batteria di 250 kWh per una potenza installata di picco di 150 kW e in continuo attorno ai 100 kW, è difficile che si riesca a mantenere un’autonomia di 4 o 5 ore (ovviamente a seconda dell’impiego). A meno che non si abbia la possibilità di installare, in azienda, un carica batterie commisurato che in un paio d’ore possa effettuare la ricarica necessaria. A ciò bisogna aggiungere anche la necessità di un allacciamento elettrico che sia in grado di alimentare un flusso di questo tipo.
Per comprendere meglio lo stato dell’arte dell’elettrificazione possiamo dividere il mercato in due grandi categorie. Nella prima trova posto il mezzo agricolo compatto, per il quale l’elettrificazione può avere senso; mentre nella seconda troviamo le grandi macchine agricole difficilmente adattabili, se non in casi estremamente specifici, alle esigenze delle imprese comuni.
L’elettrificazione ha sicuramente un futuro nel mercato delle macchine agricole. Tutti i costruttori, soprattutto nel settore delle macchine dedicate a operazioni specifiche (come sollevamento o movimentazione) si stanno infatti impegnando con soluzioni alternative, alcune delle quali già oggi operative. Ma si intravedono ulteriori possibili scenari operativi.
Elettrificazione. Sembra essere la parola d’ordine per il futuro della meccanica agricola, al punto che chi non punta sull’elettrico rischia di sembrare fuori strada. Ma è davvero l’unica via possibile? La tecnologia e il mercato di oggi supportano l’idea che, a breve, dovremo abbandonare del tutto i motori tradizionali? E quali alternative hanno le imprese che vogliono lavorare con macchine a emissioni zero, o quasi?
Un primo punto di partenza potrebbe essere quello di sostituire i mezzi più obsoleti con mezzi agricoli di ultima generazione, omologati per l’alimentazione HVO, che contribuisce ad abbattere le emissioni di circa il 90% rispetto ad un qualsiasi motore Stage V alimentato a gasolio. Continua a dare un’occhiata al nostro blog per scoprire le ultime novità relative agli pneumatici BKT appositamente pensati per le motorizzazioni elettriche, come AGRIMAXFACTOR, che sull’esclusivo fianco mostra il logo "E-READY", a sottolineare l'impegno dell’azienda per la mobilità elettrica. Resta aggiornato per non perdere l’evoluzione verso un’agricoltura più green e all’avanguardia!